Pellegrinaggio a Trivolzio

“Abbi grandi desideri, cioè desiderio di grande santità.” Ci dice San Riccardo

Ma la santità non è qualcosa di etereo, non è un sentimento spiritualista profumato di incenso.
La santità non è cosa nostra. Gesù è perentorio: Uno solo è santo: Dio.
Cioè Lui solo è la bellezza, il vero, l’amore sconfinato.
Il cuore dell’uomo è agitato dal desiderio senza misura di quella bellezza infinita, di quell’amore che non disarma di fronte al nostro niente.
San Riccardo viveva questa arsura di infinito.
È così anche per noi. Che cosa ha fatto muovere i nostri passi, che cosa è stata la preghiera intensa di questo mattino se non domanda,
mendicanza di questa santità, di questa bellezza e di questa misericordia senza sponde?
La grandezza di San Riccardo è stata proprio la sua umanità assetata, il suo inesausto desiderio di infinito.
E’ da lì che ha preso le mosse per riconoscere i segni con cui Cristo lo afferrava, e quella bellezza, quell’amore penetrava sempre più in lui.
La sua vita ha dato carne alle parole dell’apostolo Paolo ai Colossesi:
“Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l’avete ricevuto, ben radicati e fondati in Lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato.”

I segni furono la fede dello zio Carlo e della zia Maria, di sua sorella Luigina suora missionaria, degli amici universitari del Circolo Severino Boezio,
di Don Riccardo Beretta ( di cui vorrà prendere il nome consacrandosi a Cristo), di Padre Zaccaria Castelletti.

Ma non accade così anche a noi quando, di fronte ai segni di una umanità piena, vera, bella, diciamo, “io voglio essere come quello lì”,
ma la strada non è un impegno solitario, bensì una sequela amorosa. La conversione, il cambiamento vengono da un’affezione.
La vita di San Riccardo era così, perché si era fatto attrarre da Cristo attraverso una schiera di testimoni.

Chiediamo a Dio di essere pronti ,questo anno, a seguire con “passività attiva”, come diceva don Giussani, perchè sia un anno di letizia vera. E di costruttività del suo Regno.

Camminare. Respirare. E pellegrinare.

Non ogni camminare è pellegrinare. E non ogni respirare. Che cosa c’è nel gesto semplice e maestoso, umile e glorioso del camminare essendo pellegrini? Quali sono le necessarie condizioni? Avere fede, sì. Ma ne basta un’oncia. Basta anche solo un inizio, tremantissimo, indeciso, di riconoscimento. Un’oncia, pari a quella che faceva dire ai primi discepoli di Gesù: è Lui, e non sapevano nemmeno bene cosa dicevano. Non capivano. E poi sbagliavano, (sbagliamo) tutto. Ma quell’oncia basta per mettersi in cammino. Dunque la fede, poca o tanta……… D’accordo. E poi occorre che ci sia dove andare. E a questo ci han pensato angeli del cielo e Angeli della storia, costituendo a Loreto, come in altri luoghi del mondo un posto dove andare.E poi occorre un po’ di fiato. Mica tanto. ….. Ma non basta. Non bastano queste tre grandi e minime cose. Non basta avere un po’ di fede, una mappa e un po’ di fiato per fare un pellegrinaggio.Insomma occorre quella cosa che si vede a Macerata e lungo la strada fino a Loreto. Il popolo. O come volete chiamarlo ….. ci vuole il popolo perchè esista il pellegrinare. Perchè le vie dei pellegrinaggi sono segnate dal popolo.

Da Amici del Pellegrinaggio Macerata Loreto Bollettino Aprile -2012. Davide Rondoni